Rasomuro.org - Il rumor bianco del Web - 4 aprile 2009

Saggezza Orientale

«Il tutto non è nulla, di fronte al niente.»

Quest'antichissima frase, tratta da uno dei più antichi papiri dell'era Chung cinese (~X sec. a.C.), testimonia l'esistenza del problema dell'etilismo fin da quei giorni lontani. Il prof. Regenregen, eminente studioso di discipline orientali all'università di Grøngønøn, dopo aver iniettato del liquore di criceto in una mandorla, ritiene di aver individuato in tale liquore il principale agente ispiratore di questa frase. Il sospetto metodo di indagine dell'eminente studioso può essere imputato al liquore stesso: le minuziose note dell'esperimento parlano infatti di mezza bottiglia di liquore di mandorla (fu questo, presumibilmente, ad essere iniettato nel criceto, e non viceversa) e non specificano dove fosse finita l'altra metà.

 

La frase, pur comunemente ritenuta di importanza incalcolabile, si presta a qualche diversa sfumatura nella traduzione. Negli ultimi tempi, la traduzione dello scopritore del papiro, il professor 'Ngban, è stata ritenuta un po' troppo imprecisa, in quanto la frase "il mio naso è più lungo del tuo" non poteva essere pronunciata da un cinese dell'anno mille avanti Cristo: a quell'epoca si usava dare del lei anche a se stessi. Inoltre l'ideogramma corrispondente alla parola "naso" raffigurava all'epoca un orecchio. La maggior parte degli studiosi concorda oggi nell'attribuire la massima al grande maestro Chiung-fo-bin, la cui unica frase riportata dalla tradizione orale cinese è "Oh, no! Ancora riso!". Alcuni hanno avanzato l'ipotesi che il grande maestro potesse aver pronunziato anche altre frasi nel corso della sua vita centenaria, visto che mangiava anche foglie di fico e scorpioni.


«Un giorno il discepolo disse al maestro Shung-tung-lung: "Perché mi fai studiare tutte quelle stupide storielle zen, che non servono a niente e mi hanno fatto venire un accenno di pleurite?" Il maestro pensò per il periodo di due lune, poi disse: "Gu gu!" e infilò un dito nell'occhio del discepolo.»

L'edificante storiella, di indubbio sapore Zen, non rende giustizia all'immensa mole di scritti lasciati da questo immortale maestro, tutti prodotti prima che l'increscioso avvenimento riportato dalla storiella lo riducesse in uno stato catatonico (l'acciecamento del discepolo fu il suo ultimo atto pubblico).

Oggi, in tempi più civili, la pratica del dito nell'occhio per significare l'insensatezza della domanda è stata sostituita da locuzioni verbali, come "Vorrei tu capissi che la domanda non è ben posta", oppure "Mu".


«Chi si dà di mazza non capisce una mazza.»

Come non riconoscere in questo verso di un lungo poema epico la sagace presenza di spirito di Evaristo Razzamerlo, l'antichissimo poeta cinese contemporaneo di Confucio? L'attribuzione è oggi unanime, e infatti la metà dei proventi di questo libro andrà agli eredi del grande poeta, che vivono oggi a Sagreto, vicino a Felcina, e che hanno fatto causa all'editore per non aver pagato i diritti d'autore.

La frase si riferisce a un dubbio comportamento dei filosofi taoisti dell'epoca, i quali -mal interpretando una regola di vita imposta dai loro antenati- recavano sempre con sé una massiccia clava nodosa allo scopo di sedare le proprie passioni terrene quando si presentavano. L'uso di tirarsi mazzate sul capo, che generò la famosa espressione "fuso come un tao", fu abbandonato quando non ci furono più filosofi taoisti.


«Chi va con lo zoppo non impara nulla di preciso.»

Si sospetta che questo proverbio sia stato introdotto in Cina, dov'è stato scritto su una roccia sulla montagna più alta del paese a sempiterna memoria dei passanti (finora uno), da un viaggiatore occidentale appartenente a una scuola filosofica estremamente dubbiosa su tutto. La massima si trova anche in una raccolta di proverbi molti dei quali sembrano essere stati importati dall'occidente, tra questi il noto "Sopra la panca la capra campa, sotto la panca c'è una puzza insopportabile" (in cinese è uno scioglilingua) e "Una rondine non fa". Quest'ultimo proverbio proviene dall'Europa passando per l'Africa equatoriale, dove il termine primavera non ha alcun significato stagionale.

 

© 2000-2010 Rasomuro, all rights reserved.
Disponibile all'indirizzo / Available at http://rasomuro.org/20090404.html